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Lui suona in una band, provoca i benpensanti e scrive invettive contro il futuro, ha lo sguardo allucinato e, sulla schiena del giubbotto, la scritta "Costretti a sanguinare". Una narrazione senza virgole e senza pause, come avviene nei dialoghi più appassionati, un flusso di coscienza a strappi, simile al balbettio di un oratore concitato, un libro autobiografico che tenta di trovare l'eco di un moto collettivo. Una testimonianza urlata sul punk italiano che ha segnato un drammatico passaggio d'epoca, modificando per sempre l'immaginario e la critica all'omologazione. Un testo febbrile che mette in scena la rabbia e lotta per la sopravvivenza di migliaia di giovanissimi che frequentavano lo storico centro sociale Virus di via Correggio 18, quando Milano era una delle capitali del punk in Europa. Come in un romanzo, ricco di episodi esilaranti e di situazioni limite, qui si corre a tutta velocità lungo otto anni, dal 1977 al 1984, sulla linea di una fragile etica metropolitana per ribelli di ieri e di oggi. Riscritto e aggiornato dall'autore con nuovo carburante narrativo, "Costretti a sanguinare continua il suo resistente viaggio editoriale alla caccia di lettori che vogliono provare a cambiare il mondo e il proprio destino.